tradimenti
Le Voglie Tradite
di giorgal73
20.12.2023 |
19.023 |
3
"Sono sempre alla ricerca di nuove esperienze e ispirazioni, se volete mi potete sia qui su A69 oppure anche su tlgm con lo stesso nickname, ovvero giorgal73..."
La storia che state per leggere è diversa dalle altre: non è la mia!Alcune volte degli amici mi chiedono di raccontare una loro storia per il piacere di condividere e rivivere quel momento. Le emozioni e la passione non sempre possono essere catturate da una macchina fotografica.
La nostra vita è un insieme di pensieri e opportunità che ben trovano spazio su un foglio bianco.
Quando ognuno di noi legge un libro, nella sua testa viene proiettato un film, gli attori assumono l’aspetto che noi vogliamo e spesso diventiamo noi stessi i protagonisti della storia.
Oggi il mio amico Vogliazza80 ha voluto condividere la sua storia con me. Vuole rendere pubblica la sua intima felicità rivivendola all’infinito, riga dopo riga.
Questa è la storia di Giorgio ed Erika che dopo venti anni ritrovano la passione perduta, ma mai dimenticata.
Il 2023 per molti è stato l’anno della rinascita dopo la pandemia, per me è stato l’anno nel quale ho ritrovato Erika, la mia compagna di classe del liceo.
Ogni tanto, in questi anni, l’ho incrociata per le vie di Torino o nel centro commerciale vicino casa.
Tranne che per dei furtivi sguardi e dei ciao veloci, la nostra strada è sempre rimasta separata su due corsie diverse. Entrambi sposati con figli, io uno e lei due, abbiamo portato avanti un progetto di vita con persone diverse. Pertanto, non abbiamo mai avuto occasione di riprendere le redini della nostra particolare amicizia.
Ricordo con gioia il periodo delle scuole superiori e il merito è soprattutto di Erika. Io fui il tipico ragazzetto un po’ stupido e un po’ cazzone, come lo sono tutti a quell’ età. Lei sempre gentile, timida, disponibile e bellissima, l’unico suo difetto fu: che era pazza di me. Le serate passate insieme furono fantastiche e speciali. I film al cinema condividendo i popcorn furono sempre meravigliosi grazie alla sua presenza e al sorriso che ogni volta mi veniva regalato. I giochi e le birre ai pub insieme agli amici avevano un sapore unico come le sue labbra.
Erika fu la mia prima ragazza, un persona specialissima e proprio per questo non ho mai voluto approfittare della sua innocenza, ci scambiammo solo baci e toccatine varie.
A diciotto anni noi maschietti siamo delle pistole cariche che cercano sempre nuovi bersagli da conquistare. Per l’affetto e la considerazione che ebbi per lei, tenni lontano il mio mirino, non doveva essere colpita neanche dal fuoco amico. Avevo sempre saputo che dopo il diploma avremmo percorso strade diverse. Per questo motivo fui la migliore versione di me, non feci mai sesso con lei, anche se il suo desiderio e la sua cotta desideravano il contrario.
Come ho scritto prima, il 2023 mi ha offerto su un piatto d’argento una grande opportunità: rivedere Erika grazie alla rimpatriata di classe, a venti anni dal diploma, avvenuta ad inizio giugno.
La serata per diversi motivi è stata piacevolissima. Abbiamo ricordato i momenti più divertenti, le conquiste, gli amori giovanili e tutti gli scherzi ai professori. La parte più bella però fu quella di ritrovare la complicità con la ragazza più bella del tavolo.
Eravamo seduti lontano, ma i nostri occhi tessevano i fili di un nuovo legame ogni volta che si incrociavano. A fine serata, i buoni propositi di tutti noi, ovvero quelli di non perderci di vista, mi permisero di scambiare con Erika i rispettivi numeri di telefono.
Il giorno successivo, sul display del telefono trovai un’inaspettata sorpresa: un saluto semplice, ma carico di aspettative. Un “Buongiorno” che lo rese effettivo.
I saluti divennero una consuetudine giornaliera.
Poco dopo si aggiunsero altri messaggi, quelli classici: “Come è andata la giornata?”, “Cosa fai domani?”, “A casa tutto ok?”.
Ci scambiavamo sempre battute e frasi divertenti, le sue risate alleggerivano sia le sue che le mie giornate lavorative costruendo nuovamente un rapporto perso nel tempo.
Infine, arrivò il mio messaggio preferito, quello che aspettavo con impazienza:
“Cosa fai oggi dopo lavoro? Ti va di vederci?”
Per i sei mesi successivi, ogni volta che era possibile ci incontravamo. Gli incontri erano sempre furtivi e veloci, dovevamo sempre tornare a casa dalle nostre famiglie. Tuttavia, tornammo ad essere dei ragazzini e a comportarci come tali. Ridevamo e giocavamo, ogni occasione era buona per toccarci anche solo per sbaglio, fino a quando arrivarono i primi abbracci e baci.
Era tutto nuovo. I nostri corpi erano diversi dal passato, le nostre esperienze ci avevano insegnato tante nuove cose, soprattutto la pazienza e la cautela. Ad ogni nostro incontro, l’asticella si alzava, osavamo sempre di più, ma i vestiti rimasero sempre al loro posto.
L’opportunità fa l’uomo ladro. Una nuova cena di classe venne organizzata con la scusa di ritrovarci prima delle festività natalizie per gli auguri.
Questa volta io ed Erika riuscimmo a sederci l’uno accanto all’ altro. Fummo socievoli e interagimmo con tutti, ma la mia mano sinistra ad un certo punto, casualmente, incontrò la sua sotto al tavolo.
Come due bambini al primo appuntamento, le nostre mani si unirono e rimasero tali fino al termine della cena. Ogni tanto eravamo costretti a separarci, ma la strada di casa veniva sempre ritrovata. Le dita trovavano il giusto conforto intrecciandosi e stringendosi.
La paura che i nostri amici si accorgessero delle nostre effusioni nascoste, ci elettrizzava, ma dovevamo stare attenti, non dovevamo essere scoperti.
Volevamo abbandonare la cena, sembrava non finisse mai, le nostre anime e i nostri corpi desideravano la libertà che solo la solitudine poteva offrire. Fortunatamente, verso le due, i saluti iniziarono a manifestarsi, vista anche l’imminente chiusura del locale. Ci trasferimmo al parcheggio del ristorante e quando tutti partirono per le rispettive dimore, salii di soppiatto sulla macchina di Erika.
Continuammo a parlare per un po’, fino a quando tutte le luci del ristorante si spensero e le auto dei camerieri abbandonarono il parcheggio rendendolo deserto.
Un interruttore scattò e le nostre bocche si cercarono.
Il tempo delle mele era finito, ora si giocava sul serio. I baci divennero rudi e famelici. Le mie mani trovarono la loro giusta collocazione sul seno, sui fianchi, dietro la schiena, ovunque potessi toccare.
Anche le mani di Erika erano delle schegge impazzite di desiderio. Trovarono il modo di sfilarmi la maglietta e io feci altrettanto con quella della mia amante, ma fui più abile di lei, perché con un solo gesto riuscii far sparire anche il reggiseno.
Gli occhi di Erika si posarono sul mio petto che scoprì essere decorato da numerosi tatuaggi. Ogni disegno venne baciato e leccato con avidità, non fu dimenticato nessun centimetro.
Ero a mille, non potevo più essere passivo, dei perfetti e turgidi capezzoli erano puntati verso le mie labbra che li catturarono senza pietà. Ad ogni piccolo morso proferito, una scarica elettrica si riversava sui nostri corpi e gemiti estasiati turbarono il silenzio dell’abitacolo. Gli sguardi languidi e carichi del nostro desiderio, enfatizzarono le nostre carezze facendoci godere.
Le mie mani presero la via del piacere e come Marco Polo sulla via delle spezie, trovarono un tesoro morbido e bagnato ad attenderle. Il pilota automatico portò l’indice e il medio della mano destra alla scoperta dell’intimità e la violarono amplificando i gemiti.
Entravo e uscivo lentamente da lei. Una carezza sensuale che con il suo entrare e uscire non davano tregua ai sensi super eccitati.
Mani più piccole e delicate delle mie trovarono il tronchetto della felicità. Un altro massaggio prese vita. I polpastrelli morbidi giocavano, ma inesorabili anelavano un maggior contatto.
La ricetta del nostro piacere era colma si sapori, assaggiai le mie dita bagnate e speziate, un sapore afrodisiaco che mi fece eccitare ancora di più. Il mio pene già eretto divenne ancora più duro e iniziò a pulsare in sincronia con il mio cuore. Le mani che lo cingevano notarono immediatamente la pulsazione.
L’abitacolo diventò un ostacolo. Erika spostò le mani sul mio petto, i suoi occhi sui miei e con un sussurro roco mi disse:
«Spostati, ora è il mio turno di assaggiarti.»
La sua bocca catturò prima, la gonfia cappella e poi, lentamente inghiotti il resto del mio cazzo. Era caldissima e piccola. Su e giù, dentro e fuori, la lingua che gustava il mio essere uomo.
Un pompino meraviglioso, delizioso e perverso. Tuttavia, non volevo venirle in bocca, era giunto il momento di trasformare il rapporto quasi platonico della mia fidanzatina del liceo in qualcosa di più completo e soddisfacente per entrambi.
Erano rimasti solo i collant sul morbido e desiderato corpo che si stava donando con enfasi. Sparirono velocemente. Entrai dentro di lei lentamente. Era la perfetta custodia della mia spada. Il tempo di riempierla in profondità e iniziai a spingere.
«Ti volevo da sempre, ora sei mia.»
Le mie mani atterrarono sui seni, un gioco sensuale di pizzicotti e di strizzatine sapienti trasformarono i capezzoli in nocciole che solo la mia bocca seppe soddisfare.
Più mordevo e più la sua schiena si inarcava dal piacere.
«Ti prego, continua. Sentire il tuo cazzo dentro di me è meraviglioso.»
Il desiderio di possedere completamente il suo corpo fu una tentazione irresistibile, il sedere che abbassandosi si adagiava sulle mie gambe ritmicamente minava la mia resistenza.
Le mani lasciarono solo la mia lingua ad occuparsi dei capezzoli, perché volevano avvolgere e schiaffeggiare quel culetto desideroso.
«Sii… che spettacolo. Sculacciami, sono stata la tua bambina cattiva.»
Lei, seduta su di me, accompagnava perfettamente le mie spinte sempre più vigorose.
Il suo seno ballava una danza erotica, una danza sinuosa che metteva in risalto il fascino e la femminilità di quel corpo che mi veniva donato.
«Mio sole, sto per godere.»
«Ti voglio dentro di me. Voglio essere tua completamente!»
Sono passati venti anni, il desiderio sopito e negato ha trovato la strada dei nostri corpi e si è espresso nel migliore dei modi.
Un’attesa lunga e una voglia mai soddisfatta sono stati gli ingredienti del miglior sesso che potessimo desiderare.
Dovemmo separarci per tornare a casa, ma non tradimmo più le nostre voglie, solo i nostri consorti.
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Ti ringrazio di aver letto il mio racconto fino alla fine. Nella speranza che ti sia piaciuto, ti invito a votarlo e se ti va anche di lasciare un piccolo commento.
Non sono uno scrittore professionista e la mia presenza su questo portale alla fine è solo un altro modo di essere un po' esibizionista; pertanto, mi fa molto piacere ricevere dei feedback.
I miei racconti sono frutto delle mie esperienze, potrebbero essere considerati dei diari, ma non sono dei semplici resoconti, ogni tanto vengono conditi anche da un po' di fantasia per renderli più accattivanti.
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